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l’Ischia Baskin per abbattere le differenze

L’iniziativa Ischia Baskin insegna ai ragazzi a giocare insieme, associando il basket all’inclusione. Le squadre sono infatti formate da un mix eterogeneo di ragazzi normodotati e ragazzi con disabilità, che entrano a far parte del gioco nel modo più inclusivo possibile. Le distinzioni sono allontanate dal campo, così che tutti possano sentirsi liberi e sereni. 

Ischia Baskin è una diramazione dell’associazione sportiva Cestistica Ischia, che raccoglie tutti i giovani appassionati di Basket dell’Isola. Alla base di tutto ci sono Anita Agese, Mario Goffredo e Stefania Fuoco. Insieme lavorano per sostenere i ragazzi e per allenarli nel modo giusto, insegnandogli il piacere di una gara equa. 

Anita è una delle allenatrici, ed è riuscita a trovare nel Baskin una nuova incredibile passione. Ecco cosa ha detto riferendosi alle nuove squadre nate quest’anno:

Ognuno arricchisce l’altro, i più bravi diventano tutor dei meno bravi e ci si diverte tutti insieme: si chiama inclusione.

Lo sport come mezzo di inclusione all’Ischia Baskin

Attraverso il Baskin, lo scopo degli organizzatori è quello di aiutare i ragazzi con disabilità a confrontarsi tra loro e con gli altri, offrendogli un facile mezzo di comunicazione: lo sport. Bambini e adolescenti con Sindrome di Down, di Asperger o costretti sulla sedia a rotelle, si trovano a giocare esattamente come tutti gli altri. 

Questa semplice iniziativa potrebbe aiutarli a comprendere il numero infinito di possibilità che hanno ancora da sperimentare. Con i mezzi moderni e con l’apertura mentale delle nuove generazioni, è possibile prevedere un futuro molto più sereno per tutti loro. 

I genitori si sono dimostrati fin da subito entusiasti, anche se la risposta più positiva è arrivata proprio dai ragazzi. Mettendoli in contatto e dando loro la possibilità di conoscersi come “squadra” si è creato un rapporto indelebile, che sarà davvero difficile sciogliere. 

Ischia Baskin è solo un piccolo esempio della lotta moderna per l’inclusione, ma potrebbe diventare un punto di riferimento per molte altre città Italiane. A Cremona è già dal 2005 che si praticano attività simili; non resta che ampliare la cerchia e trovare nuovi partecipanti.